Sabato 28 marzo 2015
"Dal patto di Medeglia al Rinascimento ticinese"
dal CdT del 28 marzo 2015
Questa volta non parlo del PLR e nemmeno degli altri partiti. Voglio parlare del Ticino, del futuro del nostro cantone, della nostra gente e della nostra economia.
Parto da una constatazione amara: oggi siamo una squadra senza gioco e senza idee che si arrabatta in bassa classifica. Siamo per esempio rimasti indietro in confronto ad altre realtà svizzere che sono riuscite a risanare le finanze e contemporaneamente a migliorare la competitività fiscale, un fattore che ci pone agli ultimi posti nella classifica intercantonale. Siamo anche litigiosi, il che complica le cose.
Ma siamo una squadra senza gioco soprattutto perché negli ultimi anni ci siamo lasciati schiacciare in difesa e adesso non riusciamo più a uscire dall’area, a costruire azioni che ci consentano di andare in gol. La nostra mancanza di gioco è però un problema che va risolto coinvolgendo tutte le componenti della squadra Ticino: la politica, la scuola, l’economia, gli individui e la società in generale.
Il Consiglio di Stato nell’ultimo quadriennio ha ragionato troppo per dipartimenti stagni e non ha saputo elaborare un progetto comune e condiviso per il rilancio del Ticino. Il Gran Consiglio si è perso in lotte intestine, sgambetti e personalismi. I partiti hanno troppo spesso lanciato messaggi negativi per pura strategia elettorale, provocando nell’opinione pubblica un’ondata di pessimismo, paura e disfattismo.
Credo quindi che il prossimo Consiglio di Stato dovrà iniziare il suo mandato con una clausura di almeno due settimane, e non uscire dal ritiro senza prima aver definito al massimo cinque punti da realizzare nel corso della legislatura. Poi quei punti dovranno essere condivisi con i gruppi parlamentari e i relativi partiti e una volta tracciata la strada ognuno dovrà fare gioco di squadra.
All’inizio della mia presidenza, con Giuliano Bignasca e Giovanni Jelmini abbiamo cercato, coinvolgendo i capigruppo dei nostri partiti, di portare avanti alcuni punti comuni dando vita a quello che è stato definito il patto di Medeglia. L’intenzione era buona anche se l’accordo si è incrinato per diversi motivi, non ultimo la morte del Nano. Ma quell’idea può essere ripresa creando un tavolo di confronto permanente tra i rappresentanti dei partiti di governo. Se vogliamo tornare a vincere, nei prossimi quattro anni dobbiamo creare un dialogo costante tra Consiglio di Stato, Gran Consiglio e forze politiche, senza dimenticare i nostri rappresentanti a Berna.
Dobbiamo ritrovare unità e ottimismo. Ma una squadra vincente non può puntare solo sui politici. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre migliori realtà. Faccio alcuni esempi. Anzitutto la scuola, che nel nostro programma abbiamo messo come elemento basilare, deve guardare di più al mondo del lavoro e promuovere nei giovani lo spirito imprenditoriale. L’orientamento deve guidare allievi e famiglie nella scelta della professione. Dobbiamo aumentare la capacità formativa nei settori in cui sempre più ci sarà lavoro, come il socio-sanitario. Se no è inutile che ci lamentiamo se ospedali e case anziani sono pieni di frontalieri.
Bisogna investire nella formazione, nel trasporto pubblico, ma anche nelle strade dove occorre, negli appartamenti protetti per la terza età, nei sistemi di comunicazione come le reti di fibra ottica, nei parchi, nelle strutture turistiche e ricreative, nella riqualifica dei quartieri, nelle infrastrutture sportive e culturali.
Investendo solo 250/300 milioni di franchi all’anno come stiamo facendo non andiamo lontano e di sicuro non progrediamo. Un’azienda che non investe è destinata a fallire o a stagnare, e anche lo Stato è un’azienda. Il Cantone può indebitarsi per aumentare gli investimenti, ma non per pagare la spesa corrente, come sta facendo.
Oggi siamo ai minimi storici dei tassi di interesse e dobbiamo cogliere al volo questa opportunità. Con gli investimenti pubblici si crea lavoro, si migliorano le condizioni quadro, si realizzano le premesse per rendere più competitiva la squadra Ticino. Guardiamo oltre Airolo e Chiasso: a un’ora di TILO abbiamo Milano, l’Expo, una regione dove non ci sono soltanto i frontalieri e i padroncini: ci sono occasioni di scambi e di crescita anche per noi. Presto arriverà Alptransit, una grande rivoluzione che ci avvicinerà ulteriormente a Zurigo e dobbiamo essere pronti a cogliere le opportunità che aprirà.
Non possiamo più vivere di rendita e restarcene in difesa: dobbiamo dare vita a un nuovo Rinascimento ticinese, e questo sarà l’obiettivo per il nuovo Governo e per il nuovo Parlamento.
Rocco Cattaneo